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DA OGGI E’ ONLINE IL BLOG DI FARE A SINISTRA CON I CONTRIBUTI E LE NOTIZIE SU: 

 

FARE A SINISTRA

 

fareasinistra.blogspot.com 

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FARE A SINISTRA

LA SINISTRA CHE VERRA’
VOGLIAMO FARLA INSIEME.

 
(il blog diFARE a SINISTRA è su https://fareasinistra.blogspot.com)

La crisi della sinistra
di alternativa, e di Rifondazione in essa, è una realtà, l’idea stessa di
sinistra rischia di essere cancellata dalla geografia politica.

E’ una crisi di carattere
strategico e progettuale.

Spesso
non siamo in grado di dare risposte alle nuove domande della società.

Siamo
abituati a dar forza alle nostre idee con la mobilitazione di donne e uomini,
la caduta della partecipazione ci rende afoni.

Camminare
insieme e comprendere il problema, individuare ed agire le soluzioni sono
rinnovate necessità.

L’esperienza
di governo ha evidenziato l’inadeguatezza della sinistra di alternativa e sta
creando scontento e disillusione e non producendo i risultati per cui abbiamo
nutrito molte speranze. Il patto programmatico faticosamente raggiunto è
continuamente disatteso. Forte è il distacco tra il governo ed il popolo della
sinistra.

Riteniamo
che ciò debba anche essere considerato frutto (e non causa) della debolezza
della sinistra politica, sociale ed ambientalista e che sia fortemente
determinato dalla passivizzazione e dal disincanto di massa che nominiamo come
crisi della politica. Sostenere che le ragioni di questa crisi siano da
imputare quasi esclusivamente all’esperienza di governo in corso e ritenere che
la soluzione sia rintanarsi e lasciare il campo porta ancora una volta ad avere
un’idea subalterna e governocentrica della nostra funzione politica e sociale.

In
questa condizione il nostro essere nelle istituzioni manca della forza di
riequilibrio che un’organizzazione politica e sociale efficace determinerebbe.

Non
siamo in grado di produrre conflittualità positiva nei confronti delle scelte
sbagliate del governo e nemmeno di portare tra i lavoratori ed i cittadini i
frutti positivi del nostro impegno nel “palazzo”.

L’obiettivo può essere solo quello di ricostruire un
protagonismo di massa politico e sociale.

Questione
dirimente è pensare a “come”.

Negare
o sottovalutare il problema, cercare scorciatoie identitarie, volontaristiche o
neo-estremiste serve solo a determinare visioni sbagliate della realtà, prima
di tutto per chi le pratica. Tali comportamenti incrementano la frattura
esistente tra la sinistra tutta, e in primis Rifondazione, e una società che ha
bisogno delle battaglie che potremmo condurre, ma che di fronte alla non
concretezza dei progetti e alla precarizzazione delle esistenze non ha il tempo
di perdersi in riflessioni velleitarie e poco concrete.

Lavoratori e studenti, pensionati e immigrati, precari,
omosessuali, tutti dovrebbero poter incontrare proposte, progetti e lotte con
obiettivi chiari e raggiungibili, pratiche di iniziativa politica partecipate e
diffuse sul territorio.

Se
la politica non è questo tutti dovranno lasciar perdere, non necessariamente
solo per disprezzo dell’inconsistenza dimostrata, ma molto semplicemente perché
riterranno più opportuno cercare altrimenti la soluzione dei problemi reali che
quotidianamente affrontano. E la politica si ridurrà a pratiche da ceti
ristretti.

 

Come
militanti, donne e uomini, abbiamo un compito alto e difficilissimo, quello di
essere tra i riedificatori della Sinistra nella nuova fase che si sta aprendo,
ma stiamo affrontando questo compito senza riuscire a sviluppare un minimo
livello di elaborazione collettiva e diffusa, di attivismo comunitario.

 

Per quanto riguarda il Partito sarebbe irresponsabile non
tener presente la forte crisi che stiamo attraversando: di consenso, di
credibilità, di rapporto di massa, di militanza, di proposta culturale. Nella
profonda transizione in corso, la nostra comunità di militanti rischia di
disperdersi, per sopravvivere solo a livello di micro-gruppi.

Ci manca la spinta
motivazionale, l’analisi e l’elaborazione, quello che deve produrre una
comunità politica come è stata e può continuare ad essere Rifondazione a Milano,
per compiere lo sforzo di edificare un nuovo immaginario che ci permetta di
avere la forza necessaria a riflettere ed agire collettivamente, per pensare e
sperimentare alternative di società.

 

Abbiamo
bisogno di un progetto ambizioso e coraggioso.

 

Per
questo riteniamo che sia necessario e possibile aprire un processo di
rinnovamento e ricostruzione politico-culturale-sociale che restituisca a
Milano ed al Paese una sinistra ampia, radicata e capace di attivare e
praticare processi di trasformazione. In questo processo la comunità di
Rifondazione ha un ruolo importante e una responsabilità a cui non può
sottrarsi.

 

Oggi
in Rifondazione la discussione politica è spesso sostituita da un indefinito
miscuglio di elaborazioni politiche, competizioni sugli organigrammi,
composizioni di mosaici tra correnti…che diventano spifferi, ormai sfiorando
il ridicolo di essere gruppetti statici ed autoreferenziali di fronte ad una
società che muta e travolge e stravolge tutto ad una velocità altissima,
soprattutto in una metropoli come Milano.

 

In
Rifondazione l’esigenza di costruire progetti che ci accomunino nel senso di
essere comunità pare essere patrimonio condiviso da ampi strati di militanti e
simpatizzanti dell’organizzazione (come dimostra anche la recente conferenza di
organizzazione provinciale del PRC) ma permangono ampi limiti di tipo
politicista o di difesa identitaria o peggio micro-identitaria.

 

In
questa fase all’elaborazione di teorie più o meno alte è imprescindibile
affiancare la concretizzazione di queste idee, la realizzazione di esempi, di
pratiche innovative.

Qui
sta uno dei nodi della problematica fase che stiamo affrontando: di fronte
all’offensiva dell’antipolitica, all’offensiva delle formule normalizzatrici,
abbiamo da affrontare stati di disillusione, sfiducia, rinuncia a qualsiasi
idea di alternativa.

Per
questo dobbiamo avere la capacità di trasformare la politica in atti concreti,
percepibili e comprensibili da parte delle masse.

Oggi
non siamo in grado di fare la politica della concretezza, una politica che
sappia coinvolgere chi non ne può più di discussioni fini a se stesse e che
riconosce perfettamente che la discussione o il dibattito che non sono
accompagnati da sperimentazione concreta, dall’attivazione delle mani a fianco
dell’intelletto, produce livelli di analisi facilmente bassi e disarticolati
dalla dimensione concreta con la quale dovrebbero misurarsi.

 

Dobbiamo
fare qualcosa di sinistra, un soggetto di sinistra…  Ma come si fa sinistra?

 

Qualche
risposta in più verrebbe forse riconoscendo e vivendo questa fase che mette in
discussione elementi chiave del vivere comune e del fare politica. Con la
scomparsa della sinistra politica siamo a rischio di lasciare un vuoto che
sarebbe presto riempito dall’opzione normalizzatrice del PD … infatti i vuoti
in politica non esistono.

Nel
corso degli anni il percorso della Rifondazione Comunista e lo stare nei
movimenti sociali ci ha permesso di sviluppare un’evoluzione comunitaria del
nostro essere uomini e donne politici. Sono state elaborate le scelte da
compiersi per essere attori politici di strada, dentro la comunità. E’ stata
determinata la volontà di essere portatori di una cultura del fare politica
rinnovata, che cercasse di porre rimedio ai non pochi problemi causati da un approccio
ortodosso al fare politica ed da una tendenza egemonica che abbiamo imparato a
“ cambiare”. Cambiano i tempi, cambiano le fasi ed è così che si incrociano e
contaminano culture plurali.

Tutto
questo l’abbiamo fatto perché convinti della giustezza delle nostre idee e
della forza della nostra causa, ora dobbiamo saper attingere dal nostro
percorso per trovare la forza di camminare insieme noi e altri con noi per
organizzare delle alternative di società qui e ora.

 

Il
nostro mettere nero su bianco riflessioni, idee, aspirazioni rispetto
all’organizzazione di cui facciamo parte è un’iniziativa che parte dall’essere
e voler essere militanti, attivisti. La spinta viene anche dalla percezione,
dolorosa, del fatto che non siamo in grado insieme ai nostri compagni di
cammino di creare un’iniziativa politica che sia incisiva e di largo respiro,
pur vedendo intorno a noi molte energie, disponibili ma che ancora restano tra
loro scollegate.

 

Per
questo bisogna aprire una vera discussione politica. La questione valoriale
deve essere sollevata, la politica di elaborazione deve tornare al centro.

Dobbiamo
occuparci del partito, certo! Anche! ma per parlare di principi, idee e
progetti, non di nomi, di organismi, di più o meno correnti. Perché idee
innovative incidano sul modo di agire e di organizzarsi della comunità del
partito e della comunità di cui il partito fa parte.

 

Dobbiamo
pensare e organizzarci, avendo ben presente cosa vogliamo:

 

·       
Vogliamo guardarci
indietro e poi avanti, perché la comunità politica che ha condiviso il percorso
della Rifondazione ha oggi a disposizione un bagaglio di valori, elaborazioni
ed esperienze che sono la base per far partire il percorso di riunificazione di
una Sinistra nuova, ma anche, e non meno importante, sono la base del modo con
cui relazionarci ad altri attori di un progetto per un’Alternativa di Società.

 

·       
Vogliamo che il
partito sia un luogo da cui idee e cultura comunista e culture diverse vengano
messe a frutto per fare della politica concretezza, capacità di parlare e di
ascoltare bisogni e idee dei cittadini.

 

·       
Vogliamo che
l’organizzazione infonda una fiducia nei suoi attivisti tale da poter essere
attori e costruttori di collettività in cui sia possibile fare progetti in
regime di stretta cooperazione tra culture diverse e intenti comuni.

 

·       
Vogliamo che
l’iniziativa politica sia intrapresa con spirito e pratiche radicali e
nonviolente. Vogliamo che la non violenza serva come modo di operare e di
mettersi in relazione ad una comunità ampia, diversificata, in cui le differenze
diventino valore e non ostacoli. E ricordiamoci che i compagni e le compagne
non sono ostacoli da abbattere ma risorse da coinvolgere, e che idee diverse e
diversi modi di fare, pensare, organizzare e comunicare non sono contro
qualcosa o qualcuno, ma per costruire e valorizzare. Vogliamo essere
nonviolenti e rivendicare che i Partigiani hanno fatto bene a combattere il
Fascismo. Nonviolenti perché il relazionarsi nonviolento è alla base di ogni
dinamica comunitaria partecipativa, serve per conoscersi meglio, serve per fare
l’unità della sinistra. Vogliamo una politica basata sulla nonviolenza perché
serve a capire come affrontare il difficile tema del potere e di come si
pratica, serve per avere un’idea del potere diversa da quella dominante.
Vogliamo non meno di tutto il resto che la nonviolenza sia un modo di essere
che sappiamo articolare fin nel più piccolo particolare del fare politica
insieme, in modo concreto, adottando tecniche e modi innovativi, sapendo
sperimentare ma anche scardinare quello che non funziona.

 

·       
Vogliamo lavorare in e
con reti sociali perché chi fa parte di un partito comunista sa che le risorse
stanno nella società, nelle lavoratrici e nei lavoratori.

 

·       
Vogliamo che
un’organizzazione come Rifondazione possa pensare progetti di discussione,
aprire spazi di confronto, creare la rete che non siamo stati in grado, noi
tutti della Sinistra, di mantenere dopo la fase di piena dei movimenti. Ora che
il fiume in piena è diventato un Delta di rivoli, spesso carsici, questi rivoli
nella società portano iniziativa socio-economica oltre che politica con grandi
risultati e vanno conosciuti e riconosciuti, attraversati, per confrontarsi,
proporre, imparare.

 

·       
Vogliamo una comunità
organizzata che capisca come le forme d’iniziativa para-politica hanno uno
spessore politico fondamentale.

 

·       
Vogliamo
un’organizzazione permeabile, attraversabile e capace di offrire ricchi
contenuti e riflessioni. Nel 2007 per fare politica serve un’organizzazione che
sia in grado di lavorare mettendo a frutto le competenze di ogni nodo della
rete, e di tenere i ritmi con la vita sociale ed economica e con i tempi della
politica, ma soprattutto della società.

 

·       
Vogliamo diventare una
comunità in grado di essere attore di forme di conflitto che mettano in
evidenza come in Democrazia il conflitto sociale nonviolento è cosa positiva
perché ha obiettivi di miglioramento delle condizioni di vita, pone proposte
concrete che dimostrano la risolvibilità dei problemi, è forte della positività
di essere pacifici. È un fattore positivo perché è un processo che cerca una
sintesi in quanto parte integrante di un regime democratico.

 

La politica a sinistra è
in moto, è evidente, dovrebbe però essere in movimento.

La
nostra cultura, il creare iniziativa, il dare risposte, il relazionarsi con
altre idee, con altri progetti e con altre culture crea una politica in
movimento. Movimento inteso come confronto, proposta, risultati.

Riunirsi
deve significare elaborare – criticare – costruire.

Costruire
vuol dire partecipare e soprattutto permettere a tutti e a tutte di
partecipare, organizzare, fare iniziativa, portare avanti idee e progetti,
confrontandosi con tutte le realtà interessate, pianificando risultati veri e
concreti, senza rifiutare che ognuno senta la sua identità, ma capaci di riconoscerci
insieme in quello che proponiamo, che costruiamo.

 

Si
è aperta una fase a cui vogliamo partecipare portando le nostre esperienze
diverse e la nostra disponibilità a metterci in discussione.

 

Vogliamo
partire dalle nostre soggettività e percorsi per metterli in comune rispettando
i ruoli e le identità di tutti/e. Vogliamo aprire uno spazio di discussione e
di intervento nell’area metropolitana milanese.

Rifondazione, o forse meglio la sinistra di alternativa e
radicale, a Milano e Provincia non può rassegnarsi ad essere una presenza
inessenziale e in alcuni casi residuale.

 

Siamo compagne e compagni iscritti e non a partiti
politici, abbiamo esperienze di militanza e attivismo, percorsi diversi che si
sono tutti incrociati nella campagna sull’Art.18, per la difesa della
Costituzione, nelle manifestazioni per la pace, a Genova nel 2001. Ripartiamo
da lì conservando il patrimonio accumulato in tutti questi anni. Ripartiamo
sapendo che il movimento ha permeato la politica per una lunga fase e che oggi è
necessario un nuovo scatto della politica che sappia mettere a valore quel
patrimonio e quelle esperienze.

 

Non
siamo e non vogliamo essere più che compagni affini per la condivisione della
volontà di essere proattivi, affrontare il problema, agire sperimentazioni. Non
saremo mai una nuova corrente che si aggiunge alle troppe esistenti nella
sinistra milanese e che in qualche caso fanno riferimento ad esperienze oramai
abbondantemente alle spalle di tutti e spesso sconfitte. Rivendichiamo la
necessità di meticciato tra esperienze e storie, sentimenti e culture, perché è
una ricchezza se gli intenti sono comuni.

Ci
troviamo per superare, scardinare questa idea delle microidentità che si
autolegittimano nella lotta per l’egemonia su una struttura che rischia di
scomparire, idea che spesso degenera nel peggior istituzionalismo e/o nel
personalismo.

 

La
sinistra ha bisogno di tutti e di tutte. Nessuno deve sentirsi estraneo o
escluso, nessuno deve sentirsi nella necessità di ritagliare il proprio
orticello identitario per essere ascoltato.

 

Abbiamo
bisogno di innovazione. Non cerchiamo mete predeterminate, camminiamo insieme
domandando e facciamo dell’innovazione e della sperimentazione il nostro faro
guida.

Abbiamo
bisogno del protagonismo di una nuova generazione di quadri, di dirigenti, di
militanti e di attivisti.

Non
può esistere una nuova sinistra che si riduca alla sommatoria di ceti politici
preesistenti.

Abbiamo
bisogno di democrazia. Democrazia diffusa, praticata e partecipata. Democrazia
di ascolto e di confronto.

Abbiamo soprattutto bisogno di umiltà sapendo che non è
semplicemente riproponendo come in un gioco stantio quello che sappiamo fare e
che abbiamo già fatto che potremmo uscire da questa situazione di estrema
difficoltà.

 

È
per questo che volgiamo riunirci, in una discussione tra pari, libera e franca,
in cui si metta a nudo il travaglio di non avere una progettualità politica di
comunità.

Non vogliamo piangerci addosso, rifiutiamo questa logica,
per far così si può rimanere tutti a casa propria. Vogliamo una discussione
insieme per cercare questa progettualità e attraverso essa scoprire forme
innovative di fare una comunità proattiva, aperta e attraversabile, ricca per
l’elaborazione quanto per la capacità, concreta, di iniziativa.

 

Vogliamo
essere a disposizione, con le nostre forze e le nostre idee della Sinistra che
verrà.

 

Esprimiamo
quindi la volontà di incontrarci e di confrontarci sulla base di questa
riflessione.

 

Invitiamo
tutti i compagni e le compagne che condividono i contenuti e
il senso del documento a voler aderire via mail fareasinistra@libero.it


Vogliamo
fare politica! Insieme!

 

 

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